Indovina il podio di Sanremo 2021
Indovinare il podio di Sanremo. Rieccomi per quella che, per me, è una tradizione che dura da decenni. Sì, lo so, è strano per una come me (una rockersssss) essere così tanto appassionata di una kermesse del genere, eppure per ogni cosa c’è un ragione. La mia forse non la scoprirete mai. Ma andiamo avanti.
Come ogni anno mi sono sparata tutte le puntate di Sanremo, anche in replica, e ho ascoltato la playlist ufficiale (per valutare le versione live, che quest’anno sono state particolarmente cringe, rispetto alle versioni studio).
Perché pubblicare questo articolo poche ore prima della puntata finale?
Tutto, a casa Masvar, ha senso. Il senso di questo è che a me piace pronosticare. Ci azzecco da circa vent’anni, non sempre il podio perfetto ma una delle tre sì. E quindi andiamo con la mia critica, spicciola, alla 71a edizione di Sanremo.
ARISA: La prima sera si presenta vestita da ciclo e ok, pare vada di moda (perché anche i Coma_Cose e La rappresentante di lista ripropongono, serata dopo serata, outfit simili) ma la sua canzone, scritta da Gigi d’Alessio, è bellissima. Davvero. Forse, se questo pezzo l’avesse cantato lui, sarebbe diventata la solita canzone straziante e disperata mezza ridicola ma Arisa riesce a rendere qualsiasi cosa migliore. Rosalba Pippa non è solo un talento vocale unico, è anche una grande interprete. La canzone parla della fine di un amore, è molto toccante e veritiera, lenta certo ma molto intensa. “Non importa se son vestita o son nuda se da sopra il divano più niente ti schioda”
FRANCESCA MICHELIN & FEDEZ: La canzone mi piace un sacco, non mi vergogno a dirlo ma loro come coppia funzionano molto. Fedez in live è come sempre, tenerissimo. Quest’uomo, ce lo aveva già fatto vedere a X-Factor, si commuove per qualsiasi stronzata e io l’adoro anche per questo. Strafamoso ma, comunque, sempre umano. Anche loro profumano di podio, e personalmente credo che potrebbero voler premiare pure il gesto fatto dai Ferragnez. Nonostante tutto, però, la canzone non vola in alto nella classifiche delle serate, strano ma vero. Comunque, Chiamami per nome sarà una delle canzoni più passate in radio.
COLAPESCE & DI MARTINO: Allora, parliamone. Si presentano come se fossero usciti direttamente dall’ultima stagione di Narcos e sono molto divertenti. Il sound è anni 80/90, il ritornello ricorda Se mi lasci non vale, il mood musicale è quello di Neffa e Gazzè. Non male la canzone, ma purtroppo non arriva molto il significato del testo. Io resto dell’idea che i testi tristi e dolorosi danno il meglio solo accompagnati da musica nello stesso stile, ma questa ovviamente è una mia personale opinione.
AIELLO: A parte che me lo ricordavo (molto) più figo, ma purtroppo live le sue esibizione sono tutte un po’ imbarazzanti, fra stecche e basi cannate. Vero è che l’Ariston quest’anno ha avuto più problemi tecnici audio e video che cantanti in gara, però comunque non trovo Aiello live valido. In studio, invece, è tutta un’altra storia. Il testo comunque non è male e il timbro graffiato mi piace molto, ma sinceramente non mi ha convinta.
NOEMI: Si è fatto tanto parlare della forma fisica di Noemi, as ever, scordandosi quanto lei sia brava. Punto. Ha una voce unica, una capacità d’interpretazione davvero eccezionale e ha portato a Sanremo 2021 una canzone dolorosa, intensa e malinconica che semplicemente spacca. La mancanza raccontata con una bravura eccezionale. Anche per lei si potrebbe parlare di podio, ma la rossa non ha particolare riscontro (purtroppo) fra la giuria, di solito. Quest’anno vedremo se si svegliano.
ANNALISA: Che devo dire? Mi mancano da ascoltare ancora più di metà canzoni in gara nel momento in cui sto scrivendo ma, per me, questa è già da podio. Lei è bravissima, forse la sua esibizione è stata la migliore della prima serata, e Dieci arriva. Colpisce, sbatte, ammazza. Come sempre, poi , il riscontro delle giurie non si fa aspettare. Vedremo.
COMA_COSE: Sono i nuovi Albano e Romina, I supposed. Comunque. La voce di lei, per me, è un mix fra nervosismo e bellezza. Mi aspettavo qualcosa di meno romantico e più punkettoso, devo ammetterlo, ma il sound è il loro e questo (riconoscere un artista anche solo dalla base musicale) è un merito enorme. E poi è un testo d’amore davvero carino. “E non sai come mi riduci, hai le fiamme negli occhi difatti se mi guardi mi bruci”
MADAME: Non mi ha entusiasmato particolarmente la sua canzone, nonostante il ritornello molto orecchiabile (penso andrà fortissimo in radio) però. È la prima volta che sento un testo d’amore declinato al femminile cantato da una donna. E, anche per questo motivo, forse forse qualche premio se lo porterà a casa.
FRANCESCO RENGA: Lui è sempre un bel vedere, non c’è che dire, ma questa canzone per me è un immenso no. Avevo grosse aspettative ma ultimamente Renga sta deludendo, almeno la sottoscritta. Non riesco a trovare nulla di positivo, il testo è parecchio banale e la musica per niente originale. C’è del già sentito, fra l’altro nella stessa discografia di Renga, nonostante questo potrebbe piacere al pubblico e pure alla giuria, che ha una passione smodata per quest’uomo.
GHEMON: Credo sia la canzone che mi è piaciuta di meno della prima serata. Cioè, seriamente, no. Non so neanche che dire, perché non riesco a trovare nulla di buono in questo pezzo, che comunque mi ricorda un po’ gli Articolo 31 o i Gemelli Diversi. Negli anni 90 sarebbe andato forte, probabilmente, a me attualmente non convince per niente.
MANESKIN: Un gran casino e un sacco di parolacce, il risveglio dell’Ariston può accompagnare solo. Questi quattro sbarbi spaccano, non c’è niente da fare, musicalmente e non solo. È la canzone che si avvicina di più ai miei gusti musicali e, per questo, forse sono un po’ di parte. Tolto questo, però, hanno fatto di meglio in passato, anche a livello di testo eh. La bagarre riguardante il plagio la trovo inutile e imbarazzante, per quanto qualche minima somiglianza col brano FDT ci sia… no, non è plagio. Qualche parola o qualche nota uguali non fanno di una canzone la fotocopia dell’altra. “Sono fuori di testa ma diverso da loro / la gente parla, purtroppo parla, non sa di che cazzo parla” potrebbe essere il mio prossimo tatuaggio.
FASMA: L’abuso di autotune per me è no, ma a parte questo la canzone è molto orecchiabile, un po’ teen (stile Amici, diciamo) e forse avevo preferito il brano proposto per le Nuove Proposte dell’anno scorso. Senza infamia e senza lode, dai, probabilmente andrà fortissimo fra le ultime generazioni.
MAX GAZZÈ: Gazzè è Gazzè, non cambia e non modifica se stesso, questo è un bene ovviamente perché la sua originalità musicale e autoriale è il suo punto forte, almeno a mio avviso. Poi presentarsi vestito da Leonardo da Vinci è la ciliegina sulla torta della sua bravura. Ma tanto non verrà capito e non arriverà in finale o almeno, io non penso. Potrebbe andare forte in alcune radio in target, però.
ORIETTA BERTI: 77 anni e un look da Sirenetta per la signora della musica italiana. E davvero, soprattutto in questa edizione di Sanremo, la Berti è la rappresentante di tutto ciò che Sanremo è sempre stato. La sua canzone, classica e molto bella, arriva e ricorda tutta la musica leggera d’altri tempi. In mezzo ad artisti giovanissimi che usano escamotage (tristini, eh) e non hanno niente da dire, la Berti spacca il culo. Potenza vocale live allucinante, per la sua età, presenza scenica da vera diva e applausi più che meritati. Podio, in onore dei vecchi tempi?
RANDOM: Mi aspettavo un rapper, non lo conoscevo proprio, e invece è un cantante piuttosto classico con un pezzo molto romantico. Sarà la chitarra che spizzica da Santana o il testo che parla di quell’amore agli inizi, ma la canzone mi piace e l’esibizione di questo giovanissimo è molto buona. “Quando giri intorno a me torno a te”.
EXTRALISCIO FT DAVIDE TOFFOLO: Ho avuto un attimo di smarrimento perché quello con la maschera mi ha ricordato i TARM. Comunque, la canzone ha il sound del combat indie folk italiano. Sì, MCR & co. Non mi dispiace, perché è un genere che apprezzo molto, ma di contro penso anche che questo stile di canzoni vada capito e non arrivi facilmente al grande pubblico facilmente, purtroppo. Ho adorato i due giovani ballerini che si sono esibiti sul palco durante la prima esibizione così come la cover da loro proposta, stile balera!
ERMAL META: Era uno dei cantanti che aspettavo di più. Lui è uno di quelli che, a mio avviso, scrivono meglio. Non per niente Meta, infatti, nasce come autore di testi, poi come cantante. Quest’anno porta a Sanremo una canzone struggente, dalle prime note ho avuto i brividi. Il testo parla d’amore ed è stupendo, la sua voce è pazzesca e lui è un grandissimo interprete, uno dei migliori forse della sua generazione. La canzone in sé è splendida e io non riesco a dire altro che, per me, merita il podio. “Tu mi allunghi la vita inconsapevolmente”.
MALIKA AYANE: Lei è un’altra delle voci che aspettavo con ansia perché, almeno per me, non ne sbaglia una. Con questo pezzo, molto ritmato, si conferma bravissima. Nonostante questo, però, non è la canzone fra quelle in gara che ho preferito. Rimane in testa il ritornello, ok, ma per il resto la canzone passa abbastanza in sordina, a un primo ascolto ho anche fatto un po’ di difficoltà a capire di che cosa stesse parlando. Splendidi però tutti i suoi outfit, forse la meglio vestita del festival.
LO STATO SOCIALE : Portano una canzone che si intitola combat pop e fanno un sacco di casino, teatrali e irriverenti. Sì, forse la loro esibizione è più visiva che vocale, ma ci stiamo scordando che genere di gruppo sono. Fanno ciò che si sono imposti, ovvero divertire dando comunque un senso profondo ai loro testi (per chi li capisce). E io ho personalmente amato la non presenza principale, sul palco, di Lodo. Pensi sempre che il gruppo sia fatto principalmente dal lead voice ma Lo stato sociale ha dimostrato che non è così. Il gruppo lo fa il gruppo.
GAIA: Giovanissima e molto bella, con presenza scenica figlia di Amici, di cui è ultima vincitrice, porta a Sanremo una canzone che probabilmente piacerà molto ai giovanissimi anche grazie al sound latino. Per me non è niente di speciale, il testo è parecchio banale e, nel dubbio, questa canzone avrebbe potuto cantarla Elettra Lamborghini e sarebbe stata uguale. Anzi, forse Elettra l’avrebbe ballata meglio. No.
BUGO: Aspettavo con ansia il momento dov’è Bugo? e non sono rimasta delusa. Non per la canzone eh, perché a mio avviso è pure mezza bruttina, ma per il suo personaggio. Non mi piace, non lo trovo neppure simpatico. Un due più due di trash, credo che sia sul palco solo grazie a Morgan e al disagio dell’anno scorso. Non venite a dirmi che non è stonato ma canta così perché (sticazzi) allora posso andare anch’io a Sanremo. Canterei uguale e, probabilmente, scriverei testi migliori.
FULMINACCI: Lui e la sua chitarra sul palco sono un po’ fuori posto, diciamocelo, la sua canzone ha il retrogusto del grande cantautorato italiano, il sound è fin troppo classico per un artista così giovane e il testo un mix di melanconia e ricordi amari. Non so perché ma mi ricorda davvero molto Rino Gaetano ed è proprio per questo che ‘sta canzone mi piace davvero molto. “Voglio solamente diventare deficiente e farmi male”.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA: Prima volta sul palco, molto classici e retrò almeno all’apparenza, questo gruppo queer si presenta con un pezzo davvero bello. Lei ha una voce pazzesca, mi piace da morire, e questo sound comunque molto giovane resta in testa. Mi piace molto anche il testo, che parla di rinascita e dello stare bene con se stessi. Non credo però, purtroppo, questo genere di canzone andrà, sappiamo bene come funzionano sia le radio sia le giurie. Per me meriterebbe il podio.
GIO EVAN: Ero rimasta che ‘sto tipo scriveva aforismi (scontati ma comunque d’effetto) sui social. A parte questa digievoluzione, in pigiama tutte le sere, la canzone non mi dispiace. Ha un testo molto carino, sullo stile di ciò che Gio Evan scrive, e anche se penso che in tanti lo avrebbero potuto cantare meglio, tutto sommato, è buono anche così.
WILLIE PEYOTE: Un susseguirsi di frasi manifesto della nuova generazione, politica e sociale, dedita ai social e alla fama a tutti i costi. Un modo di rappare che non mi entusiasma molto e un’esibizione un po’ così. Non riesco a capire se questa canzone sia progressista e intelligente oppure scontata e già sentita. Il ritornello comunque resta nel cervello e, visti i riscontri in classifica, potrebbe pure arrivare al podio. Ma non so.
IRAMA: Causa covid positività di due suoi collaboratori mandano un video registrato di prova, comunque molto valido. Lui è uno di quei cantanti dell’estate che sforna tormentoni. Non si schioda da lì neanche con questa canzone ma fa un power up, decisamente fastidioso, con l’abuso dell’autotune nel ritornello. È un grande boh, nel senso che la canzone magari potrebbe essere pure carina ma io tutte ‘ste modifiche vocali non le tollero. Sicuro andrà forte, forse anche in dance remix.
CARRELLATA DI IMPRESSIONI RANDOM SU ALCUNI OSPITI.
Diodato commuove col pezzo vincitore 2020, nonostante le stecche. Ibra fa lo spaccone in Rai e mi fa ammazzare dalle risate, è un personaggio che amo e non me lo aspettavo proprio, in coppia poi con Sinisa dà davvero il meglio di sé. Gli Abbadeus mi hanno fatto morire. Matilde de Angelis bella e brava ma un po’ imbalsamata, non so, forse al cinema è meglio. Idem anche per la modella, di cui non so neppure il nome, che forse avrebbe dovuto fare qualche prova di lettura. Loredana Bertè unica e inimitabile, ho riso alle lacrime (capirete guardando i meme in carrellata) e mi ha fatto pure spaccare l’esibizione, palesemente in playback, del nuovo singolo. Il mascara e la bandana, mi raccomando. Toccante e da recuperare, davvero, il monologo di Antonella Ferrari, affetta da sclerosi multipla.
Discorso a parte per Laura Pausini. Grandissima rappresentante della musica italiana all’estero, la sua umiltà è uno dei suoi più grandi successi, almeno secondo me. Una canzone italiana, cantata in italiano da una nostra compaesana, candidata ai Globes è cosa unica, la stessa canzone che vince è cosa miracolosa. Quanto se la dovrebbe tirare, Laura? E invece sul palco di Sanremo, che tanti anni fa l’ha lanciata, si commuove, si emozione, incespica con le parole, saluta in romagnolo e resta sempre se stessa, ringraziando il pubblico e tutti quelli che la supportano. Un’Artista con la A maiuscola.
Per Achille Lauro spendo qualche parola in più. Adoro il suo personaggio, credo che nel panorama generale italiano qualcuno come lui serva. Nonostante non sia propriamente il mio genere musicale, le sue canzoni con ironia e genialità trattano di argomenti importanti che sento molto, in quanto sono quelli che tratto anche nei miei romanzi. Diversità, gender e lgbtq+, droghe, criminalità, dipendenze, violenze, crescere in contesti particolari. Con estro, autoironia ma anche una generosa dose di brutalità, Lauro dice sempre le cose come stanno. E si merita il successo anche solo per dare visibilità al personaggio che è riuscito a creare, controverso e irriverente ma necessario all’italiano medio. Davvero.
NUOVE PROPOSTE: Sono più o meno tutte belle, alcune pure migliori di quelle dei big, ma la canzone che (almeno per me) merita di vincere è quella di Gaudiano, Polvere da sparo. Dedicata alla madre, è un mix fra sonorità arabeggianti e un testo davvero meraviglioso. [EDIT in fase di pubblicazione : ci avevo azzeccato.]
Chi si aggiudicherà la vittoria?
Lo scopriremo solo domani mattina, perché di ‘sto passo il festival finirà alle cinque e mezzo.
Io i miei probabili podi li ho detti, chissà se ci avrò azzeccato!