La Yakuza incontra il romance in Black Sakura di Maria Antonietta Capasso
Quando Maria Antonietta Capasso (non chiamatela Maria!) se n’è uscita, più di un anno fa, con l’idea abbozzata di scrivere della Yakuza i miei mafia-detector si sono allertati.
Dovete sapere che, come cinefila, ho una passione smodata per tutto ciò che è crime, pulp o estremo. Se ci sono violenza, sangue, mafiosi di vario genere e morti allora è il film che fa per me. Non a caso, fra i miei registi preferiti ci stanno sia Scorsese sia Kitano. Inoltre, ma di questo ne ho già parlato in un altro articolo del mio blog, adoro la prosa della Capasso e il modo in cui riesce a mescolare la vena romance alla crudeltà della mafia.
Fate due più due e capirete che aspettavo davvero con ansia di leggere questo romanzo da mesi (e grazie mille alla mia amica, socia, collega e all’occorrenza pure psichiatra/motivatrice per avermi scelto come beta reader) e che sono ancora più contenta di essere stata designata come autrice di una delle tappe per il suo blogtour. Quale? Dai, non fate domande idiote.
6 FILM DI YAKUZA, SANGUE E AMORE
CHE DOVRESTI VEDERE
NB: Ci tengo a precisare che, nell’approcciarvi a questo genere di film, il vostro stomaco deve essere davvero forte perché i grandi registi jap non si risparmiamo proprio in fatto di sangue, scene forti e torture. Come d’altronde succede anche nella realtà della criminalità organizzata giapponese.
1 – TAKESHI KITANO
Ok, non è un solo film, è una filmografia intera. Ma di contro penso di non poter scegliere uno solo dei suoi film sulla mafia giapponese, perché per me le sue sono le migliori narrazioni cinematografiche sulla Yakuza a prescindere. Se proprio devo darvi un titolo, allora vi consiglio per primo Brother e vi prego di non precludervi la visione di tutti gli altri suoi film, Hana-Bi in testa.
2 – L’ULTIMA YAKUZA, Takeshi Miike
Un film recente che vede protagonisti giovanissimi con un buon intreccio fatto non solo di sangue e omicidi ma anche di droga, prostituzione e modernità, con un filo conduttore unico. Cosa sei disposto a fare per non soccombere?
3 – FULL METAL YAKUZA, Takeshi Miike
Forse per Miike avrei dovuto fare come per Kitano. Comunque, questo film è decisamente più vecchio del precedente (e pure più delirante) ma racconta comunque, in maniera abbastanza eclettica, la violenza con cui i clan yakuza operano per davvero. Troviamo alcune scene, a mio avviso cult, che vanno dalle violenze e gli abusi passando per tatuaggi, eccessi e… deliri onirici.
4 – THE YAKUZA, Sydney Pollack
Film di inizio anni ’70, The Yakuza è uno del cult del suo genere. Non essendo scritto e diretto da giapponesi, a mio avviso la pellicola ha toni troppo soft (soprattutto dopo aver visto Miike e Kitano) ed è troppo -diciamo- americanizzato. Non che questo sia sbagliato, per carità, però si perdono molto le particolarità tipiche sia del cinema sia delle cultura giapponese quali l’estrema violenza mischiata alla rigorosa calma, entrambe super dettagliate. Comunque, immancabile la scena del chanoyu, come in ogni film americano sul Giappone.
5 – AMERICAN YAKUZA
Restando in tema americanate abbiamo questo film, dove un giovane Viggo Mortensen è un agente infiltrato nella mafia giapponese. Diciamo che Nick Davis è il Donnie Brasco in versione shinigami, anche se il film non raggiunge quei livelli narrativi e neanche registici. Resta comunque una pellicola godibile, come tutte le altre made in USA che parlano del Giappone (segnalo anche The Outsiders, su Netflix).
Secondo me guardare i film che raccontano una cultura diversa da quella d’appartenenza è molto utile per capire la differenza stilistica, di regia ma non solo, che si mette in campo sul grande schermo. Un conto, ovviamente, è un italiano che parla dell’Italia, ma come parlano di noi guardandoci dall’estero? Troveremo molti, moltissimi, luoghi comuni caratterizzanti (a detta loro) di popoli diversi.
QUANTO CONTA NARRARE CON RISPETTO UNA CULTURA DIVERSA DALLA NOSTRA?
Molto, moltissimo. Si rischia sempre di scadere nello scontato e nel banale, dando ad alcuni prodotti un tocco a mio avviso cringe. Personaggi di culture diverse che pensano come italiani (NB: non dipende dalla lingua in cui qualcosa viene scritto, sia chiaro), hanno abitudini senza senso o, peggio, fanno cose che non farebbero mai se fossero personaggi reali. Credete davvero che il gesto dell’ombrello, per dire, lo facciano anche in Norvegia? Questo è uno dei tanti esempi che vi potrei portare, qualcosa comunque di fondamentale per rendere REALISTICO non solo un singolo personaggio ma anche il mondo che gli create intorno e, soprattutto, la storia che decidete di scrivergli addosso.
Qualsiasi appassionato di cinema sa, anche da soli pochi frame, riconoscere la nazionalità di un film. Come? Semplice, ogni scuola di regia ha le sue piccolezze stilistiche, dettagli che rendono “riconoscibile” un certo prodotto, funziona così anche per la letteratura, la musica e l’arte in generale.
Io trovo che siano proprio questi stessi dettagli, tipici di narrazioni diverse da quelle natie, che rendono un prodotto migliore rispetto ad altri ma anche più personale. Per questo vi consiglio la lettura di Black Sakura – A yakuza story di Maria Antonietta Capasso, perché è stata capace di caratterizzare al meglio un’intera storia.
Con una maestria unica, la sopracitata riesce a inserire elementi tipici della tradizione stilistica giapponese, quali il sadismo o i dettagli, facendoli suoi e adattandoli al suo stile di scrittura, moderno e a tratti romantico, ma comunque molto crudo. Secondo il mio modesto parere, perfetto per il genere di storie che vi vuole raccontare.
Sì, avete ragione, è #6coseche, non mi ero dimenticata. Quindi…
6 – GIRI/HAJI (DUTY/SHAME), serie tv HBO
Questo piccolo gioiello, angologiapponese e datato 2019, sono riuscita a recuperarlo solo recentemente. Mi sono chiesta perché non lo abbia fatto prima. Se da un lato vediamo nel cinema un declino, spero non inesorabile, assistiamo nelle serie tv a un innalzamento di livello e qualità pazzesco. Sempre più prodotti pensati per il cinema eguagliano se non addirittura superano ciò che si può vedere al cinema (oddio… spero presto, nuovamente!). Guardatela, perché questa serie mischia elementi della mafia yakuza a elementi della mafia brit al gran completo e racconta una storia, stupenda, fatta di ricerca, fratellanza, vendetta, disperazione e amore.
Che poi è un po’ ciò di cui parla anche Black Sakura.
Cosa state aspettando a leggerlo?
PS: Tanto che ci siamo, vi lascio anche la playlist Spotify dedicata al romanzo della Capasso, che include alcuni brani jap lounge di tutto rispetto, perfetti per rilassarsi o farsi venire l’ansia, a seconda di quale sceglierete. Gruppo segnalato i Free Flow Flava, ci sono andata in fissa pure io a furia di ascoltarli dalle sue stories!